NOTIZIE STORICHE ED ARCHEOLOGICHE

All’interno del Maschio Angioino, nell’ambiente denominato Sala dell’Armeria, sono stati riportati alla luce resti significativi degli insediamenti preesistenti alla costruzione del castello angioino. Infatti è possibile vedere, attraverso il pavimento in cristallo trasparente, una parte degli scavi che hanno fornito interessanti elementi per la ricostruzione dell’area in età antica. Lo scavo ha evidenziato strutture che vanno dall’età augustea alla tarda età imperiale, fino ad arrivare alla fase angioina.

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Appena entrati si nota una struttura adsidata (A), orientata E – W, parzialmente distrutta dalle costruzioni posteriori ed in particolar modo dalle cortine murarie di età angioina. Realizzata in opera laterizia e rivestita da uno spesso strato di malta, sul quale è stata passata una sottile mano di intonaco grigio, l’opera presenta lungo le pareti 5 nicchie semicircolari con proporzioni regolari (fig.2). Identificata come vasca o canale di scolo (euripus), l’ipotesi più accreditata circa la sua funzione, è che si tratti di una piscina appartenente al peristilio o al giardino di una villa sub-urbana databile tra la fine del I secolo a.C. e la seconda metà del I secolo. L’uso di piscine o di vasche di varie dimensioni è ampiamente Figura 2 Struttura tardo repubblicana attestata in ambiente campano, infatti lungo la fascia costiera di Neapolis, proprio negli anni tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero, si costruirono numerose ville residenziali e la più importante di queste era quella di Lucio Licinio Lucullo, che si estendeva fra Castel dell’Ovo e il colle di Pizzofalcone e secondo alcuni studiosi raggiungeva anche Palazzo Reale e Castel 1 Nuovo . In fase con la vasca sono probabilmente un pavimento in signinum, punteggiato da tessere bianche e nere, e resti di fondazioni in opera cementizia (B) rinvenuti negli ambienti adiacenti all’armeria. Quest’ultimi costituiscono elementi di una sostruzione che avevano il compito di regolarizzare il pendio del pianoro sul quale sorgeva il complesso.

In epoca successiva, a causa di un terremoto o in seguito ad un cedimento del terreno, la vasca venne colmata con terreno che ha restituito parecchi frammenti ceramici databili al I sec. a.C.. Probabilmente, nello stesso periodo in cui è stata obliterata la vasca, fu costruito sul versante est un muro con andamento N-S in opera vittata mista (D). Al livello dello spiccato del muro poggiava un battuto di calce bianco che sigillava il riempimento delle strutture a nicchia, occupando gran parte della zona Figura 3 Vasca Tardo-imperiale occupata in parte da uno orientale dell’ambiente di scavo. Ad epoca dei muri di epoca angioina. tardo-imperiale risale la costruzione di una nuova vasca (G) realizzata nella parte più esterna del settore ovest della sala (fig.3) e di cui si conservano solo i limiti orientali e occidentali. Questa seconda vasca, rivestita sulle pareti e sul fondo con lastre di marmo bianco (in parte ancora in situ), presenta due pilasti posti alla distanza di m. 2,35, che inquadravano verosimilmente un vano di passaggio costruito quasi al centro della vasca stessa. La presenza di fistule di piombo al di sotto del pavimento e all’interno dei pilastrini testimonia la presenza di giochi d’acqua nell’ambiente. Fra la metà del V e gli inizi del VI secolo la vasca tardo-imperiale, ormai abbandonata, viene riempita da una colmata volontaria Figura 4 Veduta d’insieme di una parte della necropoli costituita da terra, macerie di edifici più antichi, frammenti di rivestimenti marmorei bianchi e policromi e numerosa ceramica locale e di importazione.  A partire da questo periodo e fino al XIII secolo, quando venne costruito il Maschio Angioino, l’area venne occupata da una necropoli alla quale appartengono una cinquantina di scheletri di ambo i sessi (tra i quali ci sono anchescheletri di adolescenti), posti su più livelli ed in parte visibili (fig.4). Si tratta di sepolture con orientamento diversificato ad inumazione in fossa semplice o in casse lignee, senza corredo funerario, fatta eccezione per alcuni oggetti d’uso personale, quali fibbie di bronzo e ferro. Alcune sepolture riconducibili a individui più benestanti, hanno restituito oggetti di rango come un orecchino in argento con due globi e due anelli decorati rispettivamente, uno con una ametista e l’altro decorato con due mani intrecciate. Inoltre è stata individuata, grazie al ritrovamento di speroni in bronzo con fibbia decorata da un felino rampante, la sepoltura Figura 5 Speroni in bronzo con fibbia decorata da un felino rampante di un cavaliere (fig.5). Appare difficile articolare una cronologia più puntuale della necropoli, a causa dei pochi oggetti rinvenuti nelle sepolture e della loro continuità tipologica. Infatti le fibbie di cintura e gli speroni trovano confronti con materiali in contesti funerai che vanno dall’età tardo antica alto 2 medievale fino alla piena età medievale . Dalle indagini sono emerse anche importanti testimonianze relative all’impianto originario di Castel Nuovo. Imponenti strutture murarie, realizzate in tufo giallo napoletano e che corrispondono alle cortine del castello angioino (fig.6), delimitano e fortificano uno spazio occupato in parte dall’edificio palaziale e in parte da orti e giardini. Alla cortina orientale esposta verso il mare (M), con tracce di erosione eolica, si appoggia una struttura (L), connessa forse ad una delle torri intermedie costruite su questo fronte. Il muro orientale prosegue verso nord, raccordandosi probabilmente alla struttura (S) che corre lungo il limite est Figura 6 Cortina di età angioina lato mare dei 2 ambienti adiacenti alla Sala dell’Armeria e si congiunge ad un’altra cortina, orientata E-W (O – N) scoperta a nord negli stessi ambienti. Ortogonali ad essa si estendono sia ad E sia ad W due setti murari (R – Q) di analoga tecnica edilizia. L’articolata planimetria di questo settore potrebbe confermare, come riportato dalle fonti storiche, che l’accesso al castello angioino era sul versante settentrionale, munito da strutture difensive quali rivellini e barbacani. Il cortile originario del castello doveva presentare un perimetro simile a quello attuale. Infatti in un tratto del suo muro occidentale (Z) si può riconoscere la fondazione sottoposta dell’elevato delle Cappella Palatina. Parallelamente a questa, corre un’altra grande struttura di fondazione (P), ed entrambi sono collegati a setti murari divisori orientati in senso E – W (U-V). Ad oriente di questa zona si trova un’area aperta, caratterizzata dalla presenza di muretti e buche di palo relative a recinzioni e porticati lignei. Nel settore S–E, si collocano delle canalette (W) ed un tubo fittile invetriato (Y), entrambi funzionali al deflusso delle acque. In connessione a questi spazi aperti e in fase con il muro di età angioina Figura 7 Veduta d’insieme del butto (P), è stata individuata una struttura irregolare coperta da una volta (T), sul quale poggiava un solido battuto pavimentale (fig.7).   Si tratta di un “butto” usato come discarica ed immondezzaio. In esso confluiscono due indotti ubicati sui lati occidentali e orientali, per lo scarico di acque reflue e di rifiuti solidi. Sul lato meridionale il butto presenta un canalino con pendenza verso l’esterno, un “troppo-pieno” per facilitare il deflusso dei liquami ed evitare la saturazione. Esso è stato realizzato con elementi architettonici romani di riutilizzo. I muri in blocchi di tufo talvolta regolari e talvolta appena abbozzati, non sono intonacati e costituiscono una sorta di rivestimento contro terra, senza alcuna funzione strutturale. La volta a botte, invece, in opera cementizia scarica le sue spinte sulle strutture romane sottostanti e condiziona l’andamento del pavimento sovrastante, determinando uno sfasamento di quota rispetto alla risega della grande struttura settentrionale (N-O). Complessivamente il materiale archeologico relativo alla vita del butto può essere compreso fra la fine del XIII e la prima metà del XV secolo. I ritrovamenti (utensili d’uso domestico, ceramica fine da cucine e damensa, elementi di serrature e porte, un ferro da cavallo moltissime ossa animali) lasciano ipotizzare che il butto fosse collegato ad ambienti di servizio del castello angioino destinati sia alle attività domestiche che artigianali, quest’ultime legati anche ad una produzione aulica, come testimoniano il ritrovamento di due vasi in bronzo ed un tegame biansato 3 bronzo .  Tutte queste anch’esso in evidenze, insieme al rinvenimento di frammenti di intonaco provenienti forse dagli ambienti della 4 cappella Palatina e che la critica ha voluto attribuire a Giotto e alla sua bottega , sono da ritenersi elementi eccezionali per uno scavo di archeologia urbana, sia per la loro rarità che per la loro integrità.